L’intervista ha avuto luogo presso la sede della Croce Rossa Italiana di Paderno Dugnano. L’idea di Alessandro di organizzare l’intervista presso la sede della CRI ci è fin da subito parsa interessante.

I colleghi di Alessandro ci hanno mostrato una delle ultime ambulanze acquistate, dotate di tutti gli strumenti tecnologici, che ne fanno uno strumento all’avanguardia. Ci hanno spiegato i vari strumenti e ci hanno anche fatto provare sulla nostre dita il saturimetro, spiegandoci ogni strumento a cosa serviva. Tutto è preparato per consentire ai volontari della CRI di intervenire nel modo più rapido possibile, dai colori delle singole borse per poterle riconoscere subito al portone che si apre superveloce, per permettere alle ambulanze di uscire immediatamente. Ci è stato anche spiegato il funzionamento del centralino per lo smistamento delle chiamate in base all’urgenza e alla disponibilità nei diversi ospedali. Abbiamo anche visto una chiamata in diretta di un’ambulanza, per fortuna era un “codice verde”.

Dopo il centralino abbiamo potuto visitare le camerate dove i volontari dormono e la sala relax dove passano il tempo in attesa delle chiamate per un loro intervento. Abbiamo scoperto che dormono vestiti perché ogni secondo potrebbe essere prezioso, quando c’è da fare un intervento in emergenza.

Dopo la presentazione della Croce Rossa di Paderno Dugnano ci siamo dedicati a conoscere meglio Alessandro, il Capitano della Contrada Rubina.

Quando hai iniziato a fare il volontario e perché?

«Ho iniziato nel 2015, perché sentivo il bisogno di aiutare gli altri, per cui mi sono cercato un modo per farlo e la Croce Rossa mi ha fatto scoprire un mondo nuovo».

Cosa ti appassiona della Croce Rossa?

«Vedere il sorriso delle persone. Io faccio 118, ma la mia principale attività è di responsabile di una unità di strada, cioè ci occupiamo delle persone senza dimora a Milano, quelli che dormono sulle panchine. Mi piace perchè quando dò loro 15 minuti del mio tempo, mi ritorna un sorriso o uno sguardo».

Quanto tempo dedichi alla settimana alla Croce Rossa?

«Di solito 15 ore a settimana, ma spesso di più perché ci sono da fare le lezioni e delle attività d’ufficio, perché devo gestire la mia squadra».

Quanti volontari siete?

«Siamo in 300 a Paderno Dugnano. I volontari coprono dalle 20 alle 6 del mattino tutti i giorni ed il sabato e la domenica. Ad ogni volontario è chiesto di fare servizio una notte a settimana ed una domenica ogni 5.

Qual è stato l’intervento più grave che hai fatto?

«E’ stato un incidente a Cassina Amata al semaforo davanti alla nostra Parrocchia, due macchine ribaltate. E’ stato due anni fa».

Qual’è stato il tuo salvataggio preferito in Croce Rossa?

«Ce ne sono stati tanti, ma una volta sono andato a Senago in una casetta di ringhiera. Abbiamo portato giù una persona di 93 anni. Era molto sola e il suo problema era proprio quello. Me lo ricordo perché per tutto il tragitto da casa sua all’ambulanza e fino all’ospedale ha voluto che le tenessi la mano. Si sentiva sola, voleva un supporto affettivo. Mi è rimasta impressa perchè quando ci ha salutati mi ha detto:’Mi ricordi tanto il mio nipotino.’ ».

Hai mai curato qualche amico o conoscente?

«No, non mi è mai capitato».

Ricordi ancora il tuo primo intervento?

«Sì, era un ragazzo caduto in bicicletta alla rotonda della piscina e si era rotto il femore».

Come si fa ad uscire dalla Croce Rossa?

«E’ come quando si lascia un posto di lavoro, si danno le dimissioni».

Che emozioni ti dà?

«E’ difficile da descrivere, perchè vedi una persona che non sta bene, vedi un sorriso, vedi che ti prende la mano, senti di stare in pace con te stesso, stai in pace con tutti. Almeno quel che faccio sento che serve a qualcuno».

Vi insegnano a scegliere il livello di gravità del ferito?

«No, lo fa la Centrale. Siamo sempre in contatto con la Centrale. Si chiama protocollo: misuriamo pressione, respirazione, frequenza del cuore, temperatura. Dando tutti i parametri e facendo una relazione, in Centrale c’è un medico che assegna il colore giusto. Poi si tende a dare un codice più alto, perché è meglio sbagliare in alto che sottostimare un pericolo di vita. I colori sono il verde: non c’è pericolo di vita; il giallo: è grave, ma in questo momento non rischia la vita, però potrebbe diventare grave; il rosso: e’ molto grave, in pericolo di vita imminente».

Hai mai partecipato a un codice rosso?

«Sì, era caduto in moto, probabilmente un trauma alla colonna vertebrale».

Io che sono caduto in bicicletta.

«Se sei caduto dalla bici, non eri in pericolo di vita, quindi codice verde».

Ti è capitato di essere soccorso?

«Sì, quando sono caduto con la moto mi sono venuti a prendere perché mi ero rotto il ginocchio».

Con chi hai lavorato qui? C’è qualche persona con cui hai legato particolarmente?

«Con un sacco di persone, in particolare il mio primo giorno, sono entrato in squadra il martedì. Ho legato subito molto con la mia caposquadra, la Silvia, che adesso si è sposata e vive a Treviso, fa la volontaria là. E’ la prima persona che mi ha contattato. Lei mi ha insegnato tanto».

Tutti possono fare i volontari?

«Croce Rossa può farla chiunque. Tutte queste cose sugli immigrati, sui clandestini… Tutti possono fare i volontari, perché siamo tutti persone!».Croce Rossa crede nell’uguaglianza?«Chi entra in Croce Rossa crede nei 7 principi fondamentali».Un po’ come i 10 comandamenti?«I 7 principi fondamentali sono: umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontarietà, unità, universalità. Quando si interviene, si interviene senza dare giudizi sulle persone. La priorità si dà in base all’urgenza, io scelgo il più grave non devo avere preferenze. Sono neutrale, non ho un pensiero politico, in caso di una guerra intervengo su tutti, non faccio distinzioni. Croce Rossa agisce senza entrare nel merito della fazione politica. Croce Rossa è indipendente, non risponde a un governo o a un partito. Non si fa per un compenso, lo si fa per il ritorno emozionale, per la soddisfazione. Non c’è distinzione di religione, sesso, razza, colore. Per noi siamo tutti uguali e siamo tutti uniti. In alcuni paesi dove la croce potrebbe essere confusa come simbolo religioso si usa la mezzaluna. L’importante è che sia riconosciuta come indipendente e imparziale. La Croce Rossa è una sola in tutto il mondo».

Com’è nata la Croce Rossa?

«La Croce Rossa nasce durante la Seconda Guerra di Indipendenza. C’era un certo Henry Dunant, un commerciante di Ginevra che si recò per lavoro nell’estate del 1859 nella regione di Solferino, dove si svolgevano i combattimenti. Henry Dunant fu testimone casuale delle drammatiche conseguenze della battaglia. Colpito dalla scarsa efficienza dei servizi sanitari, organizzò i primi aiuti alle persone ferite. Scandendo il motto «Siamo tutti fratelli» riuscì ad assicurarsi il sostegno della popolazione civile: nei giorni successivi alla battaglia furono prestate senza distinzione le cure necessarie ai feriti italiani, francesi e austriaci.Così e’ nata la Croce Rossa».

Ma da grandi ci consiglieresti di venire a fare i volontari?

«Sì, prima di tutto conosci un sacco di persone. Quando conosci persone nuove, ogni giorno impari tanto, fai esperienze nuove, ed è bello perché aiuti gli altri. Faccio io una domanda a voi: ‘Voi preferite fare un regalo o ricevere un regalo?’ A me piace di più fare il regalo, ti dà emozione. Il ritorno personale è il sorriso della persona che stai aiutando».

Per te la Croce Rossa è come una seconda famiglia?

«Sì».

Come l’ha presa tua moglie?

«Sì, si lamenta perchè ti porta via parecchio tempo, non torni a cena, esci prima, non dormi a casa. Ma mi capisce, sa che è una cosa bella perchè anche lei aiuta gli altri».

Quando sei nato?

«Il 24 gennaio 1971, andavo a scuola con Giorgio, il papà di De Ponti. Ho anche la foto della nostra classe sul cellulare, vediamo se mi riconosci. Momento carramba che sorpresa».

Quando eri piccolo ti piaceva il Palio?

«Quando ero piccolo io, non c’era ancora il Palio di Cassina Amata, è nato diversi anni dopo, quando ormai ero più grande di voi».

Da quanti anni fai il capitano?

«Ho fatto il capitano dal 2005 al 2009, per 5 anni di fila, poi ho smesso. L’anno scorso me l’hanno chiesto di nuovo e ho accettato. La Rubina fa parte di noi, del nostro cuore, è casa nostra. Per me è la contrada più bella, sono sempre vissuto lì, tutta la mia vita.»

Il tuo gruppo musicale preferito?

«La musica che preferisco sono i Pink Floyd e Davide Van De Sfroos».

Che lavoro fai fuori?

«Io sono un elettrotecnico, praticamente assemblo parti elettroniche in “Oblò”, dove lavoro, si trova sulla comasina, dove c’e’ quella costruzione che ha le finestre a forma di oblò. Facciamo le schede verdi piene di chip».

«Intanto vi faccio un regalo». Ha regalato a ognuno di noi una spilla “I Love CRI Paderno Dugnano” e un calendario dove ci siamo divertiti a trovare le sue foto. Ce n’era una in cui faceva la parte del senza dimora, perché mica potevano mettere la foto di un senza dimora vero.

Per che squadra tifi?

«Sono juventino. Perché è la squadra più forte. La prima volta eravamo in Veneto e andavamo a trovare i parenti, vedendo tutte quelle bandiere bianconere ho iniziato a tifare Juve. I giocatori più forti di tutti i tempi sono stati: Platini, Baggio e Del Piero».

«Vi faccio io una domanda: Allora, chi viene a fare il volontario? A 14 anni potete iniziare, poi dai 18 potrete salire sulle ambulanze».In tanti abbiamo risposto: “Io FORSE!”.

Della giornata di oggi sono tante le cose che abbiamo scoperto e che ricorderemo:

  • che per lui fare volontariato è vedere le persone felici;
  • perché per lui la Croce Rossa è come una seconda famiglia;
  • mi ha colpito che l’intervento più bello sia quello dell’anziana perché le ricordava il nipote;
  • é come se fosse una grande casa, con biliardino e la televisione;
  • che hanno un’ambulanza con i disegni e un pupazzo in un borsone, per non far spaventare i bambini piccoli che devono soccorrere;
  • dormono qui invece che con le loro famiglie e si devono svegliare e correre a soccorrere le persone. E tutto questo lo fanno per aiutare le persone;
  • già a quattordici anni si può diventare volontari della Croce Rossa.

In una frase: è stata un’esperienza curiosa e interessante, un nuovo mondo da scoprire. Ci ha colpito la loro voglia di aiutare la persone e la loro voglia di spiegarci.

Abbiamo avuto modo di scoprire una realtà così vicina a noi, che finora conoscevamo davvero poco. E anche se adesso è presto, magari un giorno anche noi vorremo diventare Volontari della Croce Rossa!! Grazie Alessandro! e … SU LE MANI PER LA CROCE ROSSA!!!

I giornalisti de ‘il Palio Junior’.


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