Prosegue con l’intervista di Antonio Scavetta la serie de “il Palio Junior” dedicata ai capitani delle nostre contrade.
Antonio, oltre ad essere il Capitano dell’Era è anche l’autore dei cenci degli ultimi anni. Il cencio è uno stendardo che viene assegnato ogni anno alla contrada vincitrice. Abbiamo approfittato di questo incontro anche per capire un po’ di più il lavoro che sta dietro al Palio di Cassina Amata.
Antonio ci ha gentilmente ospitati in casa sua per darci modo di vedere le sue opere e spiegarci le diverse tecniche che utilizza.
Ci ha ricevuto con un grande sorriso e ci ha descritto i diversi generi di quadri che ha fatto durante gli anni, poi ci ha portati nel suo studio. dove fa le sue opere, che ci ha descritto come: «Questo è il mio studio, dove faccio i miei lavori. A dire il vero questa è la cucina ma lo uso come studio e per cucinare usiamo quella di mia suocera. Anche perchè il tavolo ormai serve per i miei lavori. In questo momento sto facendo degli acquerelli, uno scorcio di Amsterdam e degli uccellini in un ambiente invernale. Gli acquerelli sono colori molto morbidi, sensibili appena li metti giù non li puoi più toccare o diventa un pastrocchio. E’ una delle tecniche più difficili che ho usato. Quando si usano i colori ad acquerello si inizia sempre con una base chiara. In questo modo si ha sempre la possibilità di aumentare la tonalità più scura del colore. Ci sono diversi colori ad olio e acrilici, che vengono usato con l’acqua. Io uso quelli ad acqua che asciugano più in fretta. Se i colori sono leggeri puoi passarci sopra, altrimenti dove li hai messi li devi lasciare. Io preferisco i colori ad acqua per i quali non serve aspettare». Ci ha raccontato tante cose sulla pittura che non sapevamo: i diversi tipi di colore, i diversi tipi di pennelli e ci ha anche spiegato che c’è una colla speciale, una specie di gomma che si può mettere per fare il bianco. In realtà il foglio è bianco, e con quella colla speciale, si riesce a lasciare il foglio bianco solo lì. Antonio l’ha usata per fare la neve nei quadri con gli uccellini. Ci ha fatto vedere tante tecniche diverse e divertenti e anche una in cui si può dipingere con una spatola; al chè gli abbiamo detto “E’ un po’ come spalmare la marmellata su un panino, fare il quadro con la spatola!”, ci ha sorriso e ci ha dato ragione.
Ma che lavoro fai?
«Adesso sono in pensione».
Ma prima facevi il pittore?
«E’ molto difficile vivere di pittura. Purtroppo non sarei riuscito a mantenere me e la mia famiglia. Quando ero piccolo, più piccolo di voi, sono stato mandato in collegio perchè eravamo in tanti fratelli e sono rimasto lì per 13 anni. Poi a quei tempi, a 18 anni uscivi dal collegio, ma dovevi mantenerti da solo».
Ma allora cosa hai fatto dopo collegio?
«Ho iniziato a fare un po’ di tutto. Ho fatto l’operaio, alla fine ho lavorato tanti anni per la ‘Metalli Preziosi’, una fabbrica di Paderno Dugnano. Uscito dal collegio non potevo fare il pittore perché dovevo subito guadagnarmi da vivere. Un pittore deve fare quadri da vendere dai 600-700 Euro in su e deve avere un bel giro, deve iniziare a fare mostre nelle gallerie a Milano e allora magari riesce a vivere di pittura».
Che ricordo hai del collegio?
«Beh avrei preferito stare a casa con i miei, ma non era possibile. Anche un mio fratello lo portarono in collegio, ma lui scappava sempre per cui non ce lo hanno più tenuto. Io lo dico sempre a mia nipote, scherzando: ‘Fai la brava, se no ti porto in collegio’. Ma tutto sommato non mi sono trovato così male».
Ma dove hai imparato, allora, a dipingere?
«Io sono autodidatta, ho fatto qualche corso, come per la ceramica. Sapete cos’e’ la ceramica? Come questo piatto, e’ un tipo di lavoro molto particolare. Si prende un piatto o un vaso bianco e con dei colori in polvere e pigmenti lo dipingi. Poi però non è finita, bisogna farli cuocere e una volta cotti non li cancelli più».
Dove prendi l’ispirazione?
«L’ispirazione dipende dai quadri. Se vuoi fare Venezia o stai a Venezia e fai il quadro sul posto oppure fai delle fotografie e quando vieni a casa fai i quadri.Una cosa importante però è che dovete avere un’idea di come deve venire alla fine. Quando inizio un quadro, io ho già l’immagine in mente di come voglio che venga. A volte uso delle fotografie perché magari non ho modo di andare sul posto. Se sei sul posto, spesso riesci a fare solo uno schizzo».
Ma poi lo colori a casa?
«Se sei sul posto il colore cambia di continuo, per effetto della luce del sole che cambia. Se stai delle ore a dipingere, la luce si sposta per cui i colori cambiano, allora lo devi fare di getto, lo schizzi e poi lo riporti a casa e lo fai con calma oppure fai una foto».
Antonio poi ci ha mostrato l’immagine del cencio dell’anno scorso e quello di quest’anno, e sul telefono ci ha mostrato alcuni cenci del passato, qualcuno dipinto da Milo. Sotto ogni cencio c’era scritta la contrada vincitrice, ci ha detto che dopo il Palio gli riportano il cencio e lui lo completa con il nome della contrada vincitrice e poi lo restituisce alla Parrocchia.
Ve lo dice il Don come farlo?
«L’anno scorso i Don mi avevano detto di disegnare un mondo con dei bambini. Allora mi sono ispirato al mappamondo e ho fatto bambini di diverse nazionalità. Ho usato colori delle contrade per dipingere i continenti. Poi ho messo l’immagine di Sant’Ambrogio, il nostro patrono. La frase “Plena est terra gloria eius”, “la terra è piena della Tua gloria” me l’hanno indicata i Don. Poi ci ho messo gli aerei e i viaggi e i libri che danno gioia ai bambini ed il gioco che li rende felici».
Antonio ci ha anche descritto il cencio di quest’anno, l’abbiamo potuto vedere solo in fotografia perché altri contradaioli stanno finendo il montaggio. Abbiamo così scoperto che anche il cencio e’ un lavoro di squadra!
«Quello di quest’anno è diviso in 4 parti, che rappresentano le 4 contrade. Anche l’anno scorso mi ero ispirato alle contrade nei colori, ma quest’anno è ancora più evidente. Il Canarel è verde ed è dedicato alla musica, perché nel Canarel ci sono tante persone forti nel mondo della musica. L’Era ha la chiesa, perché la chiesa sorge sul territorio dell’Era ma è di tutti e allora i palloncini sono di tutte le contrade.La Rubina è forte con le carte e la Cruseta è forte nel calcio, anche il suo capitano allena a calcio. Ai calciatori ho fatto le maglie di Canarel e Rubina. Voi quale preferite?».
Ci siamo divisi, qualcuno preferiva quello dell’anno scorso, qualcuno quello di quest’anno. Comunque sono molto belli entrambi!
E’ più facile fare un quadro o un cencio?
«E’ più difficile disegnare il cencio. Una volta questo era un lenzuolo. E poi il cencio è anche più grande». Come ci ha fatto notare la moglie di Antonio, scherzosamente, “questo qui una volta era un tavolo, è stato coperto dal cencio per dei mesi, ora dagli acquerelli”. Ed è anche un tavolo bello grande!
Ma quanto ci hai messo a fare il cencio?
«Ci ho messo un mese e mezzo per farlo. Devi fissarlo al tavolo perchè deve avere la dimensione giusta, poi ci quasi lavoro tutte le sere un’ora e mezza o due. Le cose non bisogna farle di fretta per farle bene».Ci ha fatto vedere diversi tipi di foglio, con diversi pesi e ci ha spiegato che se e’ carta 300 grammi vuol dire che il foglio è più spesso, se è 100 è più liscio, il foglio da 300 assorbe di più i colori. Il cencio però è fatto sul cotone, come una tela, non sulla carta.
Ma il disegno del cencio l’hai fatto prima a matita?
«Sì, si fa sempre prima il disegno a matita e quando si è contenti allora lo si fissa con i pennelli».
Ma tu hai venduto i tuoi quadri?
«Sì, ho venduto tanti quadri. Ho fatto anche diversi concorsi, arrivando anche secondo e terzo diverse volte. Il mondo dei concorsi dei pittori è un mondo difficile, perchè o sei veramente un fenomeno ed arrivi con un quadro che stupisce la giuria e non può che farti vincere o diventa una storia lunga. E’ un mondo di cui dopo un po’ mi sono stancato. A me piace dipingere, lo faccio semplicemente perchè mi dà gioia. Adesso non partecipo più ai concorsi ma vendo le mie opere in altro modo. A Natale ho venduto tanti presepi fatti con i sassi, anzi se andate al mare portatemi tanti sassi chiari e lisci per il prossimo Natale!».
Poi ci ha chiesto: «Ma voi volete fare veramente i giornalisti?»
“Da grandi non lo sappiamo”. E poi quando gli abbiamo detto che un’alternativa era fare i dirigenti della Juventus ci ha detto:«Ecco, non datemi questi dispiaceri» scherzando, così abbiamo scoperto che Antonio e’ milanista e sua moglie interista: «Non una buona annata per nessuno dei due».
Anche da piccolo eri bravo a disegnare?
«Io da piccolo copiavo i Tex. Ricordo che ero in collegio e mia mamma non sapeva niente. Io nascondevo un foglio in mezzo ai libri, così potevo far finta di studiare e disegnavo. Facevo i Tex, un fumetto western e i Diabolik. Mettevo dei fogli in mezzo ai libri e poi rifacevo i disegni dei fumetti. Sì, vedete, disegnavo già da piccolo, e da allora non ho mai smesso. Ho sempre continuato ad amare il disegno».
Da quanto sei capitano?
«Prima c’era il Beppi, poi l’ho fatto io. E’ difficile dire da quanto sono capitano perché il Palio è stato sospeso per tanto tempo, ma poi l’anno scorso si è ripreso. Io partecipo come posso… ho 71 anni. Diciamo che io porto il cencio e sollevo le coppe se vinciamo!».
Ma quanti cenci hai fatto?
«Questo è il terzo anno, gli altri due li abbiamo vinti noi… non c’è due senza tre. Magari porta fortuna all’Era. Mi hanno detto che siamo forti quest’anno».
Tu che sei capitano, fai fare i tornei anche ai piccoli?
«Su questo non posso fare niente, dipende dal Comitato del Palio».
Allora ci hanno spiegato che non vogliono dare troppa responsabilità ai bambini. Ci sono i giochi dei bambini, ma gli abbinamenti con le contrade sono affidati ad un sorteggio. Non ci hanno completamente convinti, ad essere sinceri.
Antonio e sua moglie ci hanno offerto merenda e ci siamo messi a chiacchierare dei suoi nipoti e delle nostre scuole e dei campeggi, che sono un po’ come il collegio. Beh non proprio, da quello che ci ha raccontato Antonio «Era un collegio dei cappuccini. Ti svegliavi e per prima cosa dovevi andare in chiesa. In fondo, mi sono anche divertito in collegio, ma non è come uno dei campi estivi come quelli di adesso. Erano molto severi, per punirti di facevano mettere i ceci sotto alle ginocchia». Noi gli abbiamo raccontato le nostre esperienze al campo estivo, e tutti i lavori che ci facevano fare… ma in effetti forse abbiamo un po’ esagerato quando dicevamo che era come il collegio ai suoi tempi. Abbiamo fatto proprio una bella chiacchierata!
Se dovessimo riassumere in una frase le ore passate con Antonio::
- la sua pazienza nello spiegarci come fa i suoi quadri ci ha colpito
- è molto interessante, il cencio è molto particolare e bello, ci ha mostrato anche come pitturare con stili diversi
- il ricordo dei tempi del collegio che per noi forse sono così lontani da essere difficili da capire
- Antonio è molto artistico e molto interessante; ha un sacco di cose da spiegare
- ci ha visti un po’ come i suoi nipoti e ci ha dato i consigli un po’ come un nonno.
Prima di andarcene gli abbiamo chiesto: Antonio, ci fai un pronostico?
«Chi vince il Palio? Ragazzi, vi dico una cosa. Tutti facciamo il tifo, però l’importante e’ divertirsi. Stare insieme e divertirsi. In passato c’era tanta rivalità, troppa rivalità. Anche per questo poi si è sospeso il Palio. Ricordatevelo: il Palio lo vince chi si diverte».
I giornalisti de “il Palio Junior”
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