Cesare è il capitano del Canarel e tutti lo conosciamo perché spesso fa il cuoco alla Sagra di Sant’Ambrusin. Abbiamo incontrato Cesare ai tavoli della sagra, una sera prima della cena.

Cesare si è presentato così: «Ciao ragazzi, mi chiamo Cesare Ghezzi, ho quasi 54 anni e faccio il cuoco di professione. Lavoro in una mensa aziendale, ogni giorno faccio da mangiare per 630 persone».

Perchè fai il cuoco?

«Ho iniziato quasi per scherzo. Quando ero alle medie, prima di finire la terza volevo fare il meccanico delle auto, poi un giorno mi sono messo a fare una grigliata con degli amici. Mi è piaciuto così tanto cucinare che mi sono iscritto alla scuola alberghiera. Poi ho iniziato a lavorare negli alberghi e nei ristoranti».

Vorresti avere un tuo ristorante?

«Sì, mi piacerebbe, ma adesso come adesso sarebbe un po’ un problema. Se fossi più giovane ci proverei sicuramente».

Qual’è la tua specialità?

«Mi piace fare un po’ di tutti, ma soprattutto le paste fresche sono tra i piatti che mi vengono meglio. Finché ho lavorato nei ristoranti e dove lavoravo prima ho sempre fatto le paste fresche. Uno dei piatti che mi riesce meglio sono le lasagne».

Fai anche pizze?

«Sì faccio anche pizze, focacce e lo gnocco fritto, non questa sera, perché sono qui con voi».

Fai anche i dolci?

«Sì, i particolare mi vengono bene tiramisù e cheesecake».

Hai una ricetta segreta?

«Non ho ricette segrete, però ogni tanto quando faccio i piatti mi piace modificare la ricetta, anche per cambiare, per provare nuovi gusti, per fare una cosa un po’ diversa dal solito».

Da quanto tempo cucini in oratorio?

«Questo è l’ottavo anno».

Perché cucini per l’oratorio?

«Ho iniziato quando abbiamo montato il campeggio dell’oratorio e poi mi hanno chiamato per il Sant’Ambrusin».

Ti è mai capitato di cucinare per qualcuno di famoso?

«Si, ho lavorato un un ristorante di Paolo Berlusconi, il fratello di Silvio Berlusconi, in fininvest veniva parecchia gente di spettacolo, come Eros Ramazzotti, Cristina D’Avena, Mike Bongiorno».

Come mai sei capitano?

«Conosco un po’ tutti i ragazzi che hanno ripreso in mano il Palio Amatese. Mi hanno chiesto di aiutarli in cucina per preparare per l’apericena per la festa delle contrade. E lì mi hanno chiesto di essere io il capitano quest’anno. Ho detto loro ‘Va bene, anche se non sono molto portato’».

Avete un motto del Canarel?

«Non abbiamo un motto vero e proprio, c’è una canzone del Canarel. E’ stata rispolverata l’anno scorso, ma non la so ancora bene».

Hai sempre vissuto nel Canarel?

«Io sono nato a Incirano, ma abito a Cassina Amata dal 1996, da quell’anno ho sempre abitato nel Canarel».

Sei contento che sia ricominciato il palio?

«Sì, è uno degli avvenimenti importanti, perché oltre a vedere tanta gente che si diverte è anche una bella cosa per l’oratorio».

Hai lavorato in molti ristoranti?

«Almeno una decina di ristoranti, tre alberghi e il resto del tempo nel self service. Ho lavorato anche in un self service dove cucinavamo per 1500 persone, era una mensa aziendale».

Per chi vorresti cucinare?

«Mi piacerebbe cucinare per il Presidente della Repubblica o per qualche attore famoso, giusto per conoscerli».

Il miglior piatto che hai mai cucinato?

«Quanto abbiamo lavorato al Gran Premio di Monza abbiamo fatto uno storione che era lungo quasi un metro e mezzo, tutto spolpato e ricomposto sopra un letto di verdure e insalata russa. Era grande come questo tavolo. Si chiama ‘storione in bella vista’, quel piatto».

L’errore più grosso che hai fatto? tipo sale al posto dello zucchero?

«Beh, avevo da poco lasciato il ristorante per passare al self service e ho bruciato 55 litri di latte! Lo dovevo scaldare per una besciamella per le lasagne. Altre volte ho lasciato bruciare la carne sulla griglia o mi e’ capitato di scuocere la pasta, solo che non e’ come a casa, io ho scotto 30 o 40 chili di pasta in un colpo solo»

Hai mai fatto un corso di cucina?

«Ho tenuto un corso qui a Calderara, avevamo una cinquantina di casalinghe. E’ durato quasi due mesi».

E tu hai partecipato a corsi di cucina?

«Si quando facevo scuola alberghiera, andai due giorni a Vicenza. Abbiamo fatto un corso di cucina, quella volta lì ero col mio professore, dovevamo fare patate tutte lavorate. Ho praticamente sbucciato patate per due giorni!»

Guardavi tua mamma mentre cucinava?

«Un po’ la passione l’ho presa da mia mamma, che era davvero brava a cucinare. Poi siamo entrati un po’ in competizione. Magari lei mi corregge e io correggo lei, troppo sale, poco sale, troppo cotto. Sapete come fanno le mamme».

Sei contento del tuo lavoro?

«Sì, se tornassi indietro lo rifarei».

Ti diverti ancora a cucinare?

«Quando vado a casa di amici, la prima cosa che fanno è darmi il grembiule e un coltello in mano così so cosa devo fare».

Durante l’intervista ci è venuta un’idea: e se Cesare facesse un corso di cucina anche a noi?

Possiamo fare qualche lezione con te?

«Se non ho impegni di lavoro, volentieri, organizziamo un corso magari due lezioni nella prima facciamo una pasta fresca, nella seconda un dolce o gli gnocchi, che ne dite?

Facciamo solo ricette senza fuoco e senza acqua bollente, se no può diventare pericoloso per voi, ma se organizziamo io sono ben contento di insegnarvi qualche ricetta».

I giornalisti de “il Palio Junior”


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